mercoledì 31 marzo 2021

VACCINI IL LAVORO DEI COMUNI LE MANCANZE DI REGIONE

 



Molti anziani sopra gli 80 anni di Seveso e dei Comuni limitrofi hanno ricevuto l’avviso della convocazione per il vaccino covid 19 in Milano Via Procaccini nella cosidetta Fabbrica del Vapore adibita a centro vaccinale.

Ora ci rendiamo conto delle complessità organizzative ma una Istituzione che si rispetta la si riconosce proprio dalla capacità di rispondere con efficienza alle emergenze dove c’è bisogno di risposte collettive e di sostegno generalizzato.

Ora la Lombardia in questo non ha brillato e continua a non farlo.

Questo disagio imposto ad anziani sopra gli 80 anni di recarsi a Milano per il vaccino a nostro modesto avviso si poteva evitare.

Come Partito Democratico Circolo di Seveso esprimiamo tutta la nostra amarezza e protesta.

Nel contempo chiediamo che Il Sindaco di Seveso, e la Provincia di Monza e Brianza si attivino per un pronto sostegno nel fornire un servizio di trasporto protetto verso Milano a tutti gli anziani che ne fanno richiesta.

Inoltre chiediamo che il centro vaccinale di Meda, così come pubblicizzato dal Sindaco di Meda, venga messo nelle condizioni di funzionare con l’aiuto di tutti, serve una collaborazione sovracomunale, perché sia operativo quanto prima a servizio di tutta la Brianza Nord Ovest.

Solo così, se agiamo presto e bene insieme, evitiamo inutili disagi e stress ai nostri anziani.

Gianluigi Malerba Segretario di Circolo Partito Democratico,

Anita Argiuolo Consigliere Comunale PD

Ersilia Cappelletti Consigliere Comunale PD

Paolo Butti Consigliere Comunale Lista Civica

lunedì 22 marzo 2021

APERTURA E PARTECIPAZIONE

E adesso ricostruiamo! "Rimettiamoci al lavoro", ci dice il neo segretario nazionale Enrico Letta nell'invitare noi, circoli PD di tutta Italia, a discutere e a esporre le nostre considerazioni, in una sintesi di non più 100 parole (sintesi e sostanza) sui 21 punti tratti dal discorso programmatico d'insediamento del 14 marzo.

Noi, circolo PD di Seveso, abbiamo avviato questo percorso il 18 marzo e le prossime riunioni via zoom sono fissate per il 25 e 29 marzo.


La partecipazione è aperta a iscritti e simpatizzanti. Chi interessato ci scriva a sevesopd@gmail.com

Il documento con i 21 punti lo trovate qui. Potete inviarci i vostri appunti, le vostre osservazioni, le vostre riflessioni entro il 28 marzo!


«PROGRESSISTI NEI CONTENUTI,
RIFORMISTI NEL METODO,
RADICALI NEI COMPORTAMENTI»



sabato 20 marzo 2021

UNA FINESTRA AFFACCIATA SUL FUTURO

 Riprendo il titolo apparso nell’edizione settimanale de “Il Cittadino” di Monza e Brianza di sabato 13 marzo 2021 dedicato all’ambito di trasformazione urbanistica ex Allocchio Bacchini in Seveso, perchè giustamente e non a caso parla di futuro.

Corso Garibaldi altezza Allocchio Bacchini

L’ambito di trasformazione in questione è il più grande previsto dal Piano di governo del territorio della città di Seveso.

Questi sono i pesi indicati nell’attuale PGT

le destinazioni sono un giusto mix tra residenziale commerciale e servizi pubblici e privati con 16.024mq di area da cedere per spazi aperti. Questo da PGT.

Da Via Martiri Ungheria

Sappiamo bene tutti che l’interlocuzione con l’operatore privato possa portare a prevedere una variante di Piano. Questo è da mettere in conto e lo reputo quasi normale. Purchè il processo avvenga su basi il più trasparenti possibili e entri nel merito progettuale sia urbanistico che architettonico con la consapevolezza che stiamo mettendo mano a un ambito strategico per la città tutta.

Per intenderci non ci aspettiamo un intervento banale e di scarso respiro. L’approccio deve essere quello che c’è stato per citylife e porta nuova per Milano, sapendo certo che siamo Seveso ma lo spirito deve essere rivolto al futuro in egual modo. La contemporaneità ci obbliga a farlo non sono ammessi impatti insignificanti sia sotto l’aspetto ambientale che tecnologico. Serve un progetto di ampio respiro capace di dialogare con il resto della città e al contempo essere porta d’ingresso distintiva e moderna della città di Seveso visto che l’area si trova su Corso Garibaldi. Questo bagaglio valoriale credo interessi anche alla parte venditrice la Fondazione Opera Pia Porro.

Non servono Archistar ma nemmeno studi professionali mestamente proni a soddisfare una mediocre speculazione senza visione alcuna.

rovi sulla recinzione della proprietà

Serve recuperare al più presto lo spirito giusto in linea con la modernità di oggi. Qualora tutti gli attori (operatori privati, enti pubblici) sono già in sintonia con questo spirito allora serve manifestarlo e renderlo pubblico. Leggere sulla stampa come abbiamo fatto, captare i rumors in Paese, il bisbiglio politico di una provincia periferica e addirittura apprendere dell’esistenza di una masterplan che promuove la vendita di un lotto senza un’adeguata presentazione e illustrazione del progetto, non c’è niente di più retrogrado.

Non si deve aver paura della trasparenza, di un dibattito alla luce del sole, nella consapevolezza generale di trovare il giusto equilibrio tra interesse pubblico e quello privato. Se l’Amministrazione Comunale capisce questo, tutta la città si avvantaggia.

Da quanto apprendiamo trattasi di una proposta a prevalenza commerciale con una parte destinata a significativi servizi sanitari d'indubbio interesse.

Attendiamo di conoscere nello specifico il progetto e le indicazioni espresse dalla Amministrazione Comunale visto che una variante di Piano si rende necessaria. 


venerdì 19 marzo 2021

PRIMAVERA VOGLIA DI SPAZI


  

Lo chalet nel Bosco delle Querce è per il 50% perennemente inutilizzato e per il restante adibito a uffici comunali. 

Secondo Voi è giusto? 


Continua la nostra campagna rivolta a tutti coloro che vogliono farsi coinvolgere e partecipare nella ricerca di nuovi spazi nella città di Seveso. Una campagna rivolta a coloro che osservano e vivono con passione il Paese dove abitano e che nella esperienza del covid19 hanno compreso quanto sia importante lo spazio pubblico, la sua qualità e i modelli organizzativi che ne favoriscono la fruizione.

Non è da meno lo spazio privato con la qualità dell’abitare che il lockdown ci ha obbligati a rivalutare e a ripensare. Lo spazio non come privilegio ma come elemento egualitario e distintivo della comunità. Oggi non è un caso che i più importanti network immobiliari stanno progettando e proponendo nuovi contesti abitativi dove ad appartamenti anche di metrature modeste, ma tutti con balconi, vengono affiancati spazi collettivi per attività ricreative, sportive, di servizio e per smartworking.

Argomenti sul come disegnare e progettare le città tornano ad essere attuali e  d’interesse per la collettività. Si profila una nuova urbanistica dove prevale l’aspetto tecnologico, ecologico e sostenibile meno convenzionale e più inclusivo oltre che attento a non sottovalutare un’estetica pubblica e del paesaggio.

Va bene mettere la nuova giostrina nei giardini pubblici ma bisogna anche guardare oltre recuperando quello spirito progettuale che ha portato a Seveso una nuova palestra all’Altopiano scuola Munari  e ci auguriamo presto un’altra nuova palestra per la  scuola Collodi di Via Adua.

C’è una domanda di socialità nel contingente del distanziamento che richiede spazi moderni belli e ben organizzati a beneficio di tutti.

Una domanda di spazi da ritrovare, recuperare, riprogettare, reinventare, riqualificare, rinnovare, rivivere.

Il fattore R è il centro della nostra campagna  rivolta a tutti i cittadini di Seveso e le sue Associazioni.

Indicateci il Vs spazio R scrivendoci a sevesopd@gmail.com il nostro sito è www.pdseveso.blogspot.com

Lo pubblicheremo e insieme lo facciamo diventare argomento di verifica e confronto  collettivo, sulla base  delle Vostre segnalazioni e a quelle che avremo raccolto e elaborato, lo  chiamiamo spazio R .


mercoledì 17 marzo 2021

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

 Dal nostro Iscritto, Daniele Barison


CARO ENRICO, BUON LAVORO

Grazie per la tua disponibilità e le tue parole su tanti temi che mi trovavo concorde e con grandi speranze.

Tanti temi da troppo tempo dimenticati nel nostro Partito Democratico, voglio dare fiducia piena e essere ottimista, con un partito riformista - nei fatti e nei contenuti, perché in questo momento storico, politico e sociale l'Italia e gli italiani hanno bisogno di una visione maggioritaria di una politica a lunga visione fino al 2023:

- Ambiente, e Sostenibilità ambientale devono essere al centro della nostra politica di governo e sui territori e ci devono caratterizzare, convintamente e non solo solo per retorica.

- Giovani. Davvero notevole e significativa la proposta di allargare il voto ai sedicenni, abbassando l’età dai 18 ai 16 anni, o almeno abbassare l'età per votare il senato a 18 anni. I giovani devono essere al centro del nostro PD, come politiche verso i giovani e con loro.

- Scuola. "Insegnare deve tornare ad essere il lavoro più bello del mondo". Ci credo moltissimo, essendo io in primis un docente di scuola superiore, amando il mio lavoro, nonostante mille difficoltà e fatiche, c’è bisogno di una scuola di maggiore qualità e di meritocrazia.

- Ius Soli. Un argomento già proposto, che giustamente si ripropone, dare a bambini nati in Italia da immigrati la cittadinanza italiana, dopo alcuni anni che vivono nel nostro paese, una tema di civiltà e di dignità per tanti bambini e giovani, anche se sono dell’idea che un ius culturae sarà di più fattibile approvazione.

- Patrik Zaki, a cui va data la più grande solidarietà possibile e il parlamento debba dare la cittadinanza italiana, perché è barbaricamente e ingiustamente tenuto in carcere in Egitto, tanto ha fatto PD con il capogruppo al parlamento europeo Brando Benifei sul tema.

Europa e i Valori europeisti, saranno alla base nel nuovo PD che deve rinascere e ripartire in una stagione politica dove il partito deve trovare e avere una solida identità, discutere sulle alleanze con tutte le forze politiche dal centro alla sinistra, avendo rispetto reciproco tra forze politiche, ma lavorando innanzitutto per i nostri valori, cercando di lavorare come coalizione ampia e plurale perché solo quando il centrosinistra è stato unito si è vinto le elezioni politiche vedi 1996 e 2006 con Romano Prodi.

Questi sicuramente sono tanti propositi e importanti speranze.
Adesso verrà il difficile mettere in pratica in ogni livello del nostro partito e sui territori questi spunti.
Quindi pancia a terra e lavorare verso il futuro per l'Italia e per gli italiani.

Progressisti nei contenuti, riformisti nei metodi, radicali nei comportamenti.

sabato 13 marzo 2021

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

 Dall'iscritto al Partito, Sergio Canova

Che bello! Ieri sera Enrico Letta, il nuovo segretario del PD, ha parlato in TV. E non da “Non è la D’Urso”, ma a “Propaganda Live”, dove spesso si dicono anche “cose di sinistra”. Non ha parlato molto (molto più in dettaglio si esprimerà nel discorso di domenica sera), ma ciò che ha detto a me è piaciuto.

L’affermazione che intende ascoltare la base, coinvolgendo i Circoli, penso sia musica per le nostre orecchie. Quindi siamo stati preveggenti a promuovere un dibattito, ancorchè per ora a distanza, tra i nostri iscritti. L’importante è che non diventi, come spesso è accaduto, una sorta di seduta di autoanalisi o di sfoggio di acume politico. Evitiamo perciò di perderci nelle speculazioni del tipo “Occorre avere una idea di partito” “Bisogna dire con chi pensiamo di andare” “Dobbiamo amalgamare le diverse anime del partito”. 
Sergio Canova e Gigi Malerba 2019 manifestazione a 
Monza delle "sardine"

Partiamo subito invece a dire noi alcune cose precise, da discutere e da portare ai vertici del PD.

- Primo: quali sono i principi basilari della nostra visione politica, cinque o sei non di più, che dobbiamo tutti condividere. 

- Secondo: una lista di priorità nelle azioni che il partito deve attuare, all’interno del Recovery plan, ma anche sul piano delle riforme e dell’allargamento dei diritti civili. 

- Terzo: cominciare a pensare con chi allearsi, perché se pensiamo di poter fare da soli, raggiungendo il 51% alle prossime elezioni, commettiamo lo stesso errore dei CinqueStelle, pur con la nostra esperienza e cultura politica.

Due parole su Renzi. Confesso a voi compagni che ho peccato, fidandomi di lui. Quando ha scalzato Enrico Letta, che io stimavo allora e ancor più stimo adesso, mi sono detto: “Forse ha ragione lui. Occorre un cambio di passo (locuzione tanto in voga anche in questi giorni), le sue idee innovative, elaborate con i giovani alla Leopolda (c’era anche il nostro Pippo Civati), possono davvero dare un’accelerata alle riforme che tutti vogliamo. Anche il termine rottamazione, che trovo improprio e avvilente riferito alle persone, poteva voler dire “liberiamoci dai lacciuoli che rallentano la spinta innovativa e promuoviamo le capacità e le idee dei giovani”. Inoltre mi dicevo che il fiorentino un po’ paraculo poteva essere un valido fronte al paraculo di Arcore. Mi sbagliavo. 

Renzi non rappresenta affatto il nuovo della politica, ma è un degno epigono dei politici che hanno sempre esercitato le loro capacità tattiche per distruggere. Appartiene alla genia dei Cossiga, dei D’Alema, di Bertinotti, di Mastella, di Franco Marini (senza volerlo, ho fatto un breve elenco dei sicari Prodi).

Ma ora basta parlare del passato. Guardiamo avanti e prepariamoci a fare un bel dibattito precongressuale.

Abbiamo due anni di tempo. Utilizziamolo bene.

Sempre di Sergio Canova riportiamo sue considerazioni del 2009 , un contributo sempre attuale 


LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

 Dall'iscritto, Giuseppe Pollicoro

Di fronte alle contingenze che sta attraversando il PD, ritengo che sia da inquadrare il problema di fondo di quello che è rimasto del PD e capire cosa il Partito voglia fare da grande. Ad oggi, il male oscuro che continua a erodere tutto il sistema PD ha un nome, Matteo Renzi. A differenza di molti iscritti, io continuo a sostenere che sia ancora oggi, assieme ai suoi fedeli rimasti nel partito, la persona che decide i tempi e i passi di questo partito. Sono rimasto stupito dalla posizione assunta da Letta, dopo quello successo nel 2013 quando l'innominato, dopo aver detto "stai tranquillo", gli tolse l'incarico di Presidente del Consiglio.

A sinistra Giuseppe Pollicoro, Piazza C. Confalonieri
Seveso

Questo non basterà perché cambiare Segretario non significa risolvere i problemi, la classe Dirigente deve smettere di nascondersi dietro un dito, i problemi vanno cercati, analizzati e risolti. Il PD deve tornare a quello che era la sua missione essere quel partito che raccoglieva tutte le anime Progressiste, Socialiste, Verdi. Deve tornare ad essere quella forza che doveva trainare tutto quel movimento.

Abbiamo assistito all'ennesima dimissione del Segretario di turno, vittima delle guerre interne tra le varie anime. All'esterno, il PD sembra una accozzaglia di persone, unite solo dalla sete di potere e poltrone. E' per questo che do ragione a Zingaretti.

Nel tempo, abbiamo assistito a due scissioni per mano di due Segretari, abbiamo assistito alla frammentazione in tanti piccoli partiti delle varie anime che componevano quello che inizialmente era Ulivo. Abbiamo assistito alla emorragia di voti da parte di chi ci ha sempre votato, migrato su nuovi orizzonti: il M5S, nel 2018. Il PD odierno è un partito ambiguo. Ritengo sia arrivato il momento di scegliere cosa fare “da grandi”: restare in quel perimetro Politico che è il centrosinistra, allargandolo con chi condivida la nostra visione di Paese, di Civiltà o abbandonarla seguendo solo il Centro, progetto di Renzi. 

Ad oggi, non si può pretendere di rappresentare il popolo e nello stesso tempo andare a braccetto con Confindustria. L'aspetto negativo di tutto ciò è che tantissimi iscritti, simpatizzanti, che conosco personalmente o per vie traverse, si stanno allontanando e addirittura stanno abbandonando il PD; non si sentono più rappresentati. Fin quanto tutti questi enigmi non saranno sciolti e risolti, il PD ha un futuro buio. 

Oggi credo che sia giunto il momento di rifondare un nuovo soggetto Politico.

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il pensiero dell'iscritta Lina Servidio



Sono molto delusa: da anni ormai nel partito non c'è più aggregazione ....tutto diviso in rigoli!!!!! Basta !!!! Siamo il partito dei lavoratori si o no...Sono reduce di 40anni di tessera sindacale da operaia e 12 anni da pensionata ....ultimamente vedo solo schifo !!!!! Come diceva Gigi Proietti "non me rompe il ca...ma avete rotto il ca....e di brutto !!!!Se volete ricominciate a fare la vera politica..se largo !!!!!!



LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

Riportiamo un interessante e condiviso contributo del Senatore Roberto Rampi, il quale ragiona sull'esigenza di rivedere l'impianto organizzativo del Partito:


IL PD CHIUDA LA STAGIONE DEL PLEBISCITO PER RIPARTIRE DAVVERO

Il meccanismo distruttivo che ha colpito senza differenza alcuna tutti i segretari del Partito Democratico, pur con profili e piattaforme politiche profondamente diverse, deve far riflettere sulla struttura stessa del PD e sui suoi limiti. Il difetto sta nel manico. E se non lo si rivede dalle radici è inevitabile che si protragga all’infinito facendo danni di portata maggiore ad ogni passaggio...

venerdì 12 marzo 2021

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO


Nella riunione dei Segretari di Circolo di MB di sabato 6 marzo si è condiviso di trasmettere alla segreteria regionale e alla Presidente Nazionale il seguente documento redatto dalla segreteria provinciale Pietro Virtuani:


PER UN RILANCIO DEL PD

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

 Intervento dell'iscritto, Antonio Di Carlo

Credo sia evidente come le dimissioni del segretario Zingaretti abbiano suscitato una grande varietà di reazioni che vanno dalla acritica difesa alla acritica accusa, in un gioco di simpatie e antipatie che rende tutti noi etichettati in funzione a ciò che esprime.

Antonio Di Carlo

La discussione politica interna attorno alla vicenda, ad ogni livello, è ancora incrostata da grumi di faziosismo personalistico, di correntismo oligarchico, di inutili e retoriche narrazioni interne, piene di pregiudizi e di preconcetti, e da conseguenti lotte personalistiche di scalatori di partito ad ogni costo, distruggendo gli stessi presupposti dell'etica democratica e sostituendoli con un becero tatticismo.

Credo che da questi fenomeni vadano poste delle questioni le quali divengono pregiudiziali per la formulazione di qualsiasi discorso politico attorno alle contingenze e in prospettiva di un futuro. La prima è sicuramente l'impegno costante nella formulazione di principi politici comuni. 

Dobbiamo scegliere quali principi, valori ed interessi ci leghino. D'altronde, è il progetto originario del Partito Democratico che, dati i recenti eventi, ha bisogno di un puntuale rodaggio. 

Dove siamo e dove vogliamo andare? Come ci siamo arrivati? Chi eravamo prima? Chi siamo ora e chi vogliamo essere? Dobbiamo mediare le nostre azioni con i principi politici che ci guidano e con il contesto contingente in cui vengono effettuate. I principi e i valori che si perseguono sono ciò che distinguono un partito da un altro, che ne plasmano l'azione politica, creando una cultura politica condivisa, anima di ogni compagine politica. Il riferimento alla coerenza dei principi può aiutarci, fra le altre cose, a comprendere se chi muove una critica, positiva o negativa, lo fa per principio, relativamente giusto o sbagliato, o per pregiudizio o per interesse, lecito o meno che sia.

La seconda questione è un po' un corollario della prima. Noi, in quanto iscritti ad un partito, non dovremmo rinchiuderci in bolle mediatiche e in comode narrazioni forniteci dai nostri leader o rimarcateci dagli esponenti più criticati. Per sua natura, la narrazione vuol persuadere: è un utile strumento nella lotta squisitamente politica all'interno del politeismo dei valori; tenta di imporre una visione che nel migliore dei casi è frutto di una riflessione valoriale con chiare analisi contestuali, nel peggiore è deformazione della realtà per interessi più o meno condivisibili.

Dopo queste premesse, ritengo che l'affaire Zingaretti possa essere analizzato con un piglio adatto ad una analisi politica di Partito. Le dimissioni, come già detto, sono frutto anche di una crisi strutturale del partito, eminentemente politica. Il consolidamento delle correnti in gruppi di potere, in oligarchie, è sintomatico di un processo di sintesi valoriale che non si è attuato all'interno del partito. Non un pluralismo critico e costruttivo ma fazioso e fin troppo competitivo. Banalmente, i “democratici” non possono essere definiti se non per mezzo delle correnti e dei leader che sposano. 

Oltre al contesto preesistente, le contingenze dopo le dimissioni di Conte hanno mostrato sempre più la finta unità all'interno del partito. La crisi di governo innescata da Italia Viva ci ha trovati a dover difendere un'azione di governo nata da contingenze storiche e politiche ben precise. Nata nonostante le riluttanze dello stesso Zingaretti, spinto dallo stesso gruppo dirigente che è una delle cause sostanziali delle sue dimissioni.

Alleanza che è andata anche oltre, tentando di immaginare convergenze comuni, anche in termini elettorali, con risultati deludenti. Compito di questa alleanza di governo era impedire alla svolta autoritaria dei pieni poteri salviniani di presentarsi nello scenario politico, all'interno delle istituzioni. La camaleonticità del Movimento 5 stelle, figlia della mancanza di una cultura politica di questa compagine, ha permesso di poter creare un'alternativa di governo al populismo salviniano, strappando da esso il 5 stelle. E' stato il governo che ha affrontato una pandemia che sta cambiando il nostro modo di vivere. Teniamo sempre a mente il contesto in cui è stata esercitata l'azione di governo.

Ciò può aiutarci a spiegare in parte come determinate azioni non si siano palesate tempestivamente in un anno e mezzo di governo. Tempo in cui si è, innanzitutto, cambiato verso delle politiche prese dal governo Conte I e, successivamente, contrastata la pandemia. Il richiamo ad uscire dalle bolle cognitive che ci creiamo trova qui il suo significato: sostenere che il PD si sia totalmente piegato alle istanze pentastellate è sbagliato come sostenere che il PD sia stato il perno politico-culturale fondante della compagine governativa. I decreti immigrazione sono stati notevolmente ridimensionati. Il piano per il sud di Provenzano, non varato causa Covid, era frutto di una cultura politica meridionalista e socialista all'interno del nostro partito, i rapporti stabilizzati con l'Europa, la regolarizzazione dei migranti, sono stati possibili grazie al nostro apporto. Abbiamo, invece, ceduto sulle riforme istituzionali e sul taglio dei parlamentari, sulla visione della giustizia, sulle tematiche del lavoro, fra le altre cose.

Al momento della crisi di governo, la linea decisa dalla segreteria è stata “o Conte o morte”, usando termini giornalistici. La relazione del segretario, approvata il 27 gennaio, riportava testualmente, nella parte finale del documento: «Il Partito democratico ha una sola parola ed esprime un nome come possibile guida di un nuovo governo di cambiamento. Quello di Giuseppe Conte.» E continua: «È il momento dell’ambizione, della elaborazione di un grande progetto sostenuto da una forte proposta politica. È il momento più delicato, e il Partito Democratico dimostrerà ancora una volta al popolo italiano di esserne all’altezza». L'odg della Direzione che sposava la linea da tenere è stato approvato all'unanimità, ciò ritengo va precisato e ribadito. 

Il fallimento della linea, data l'indisponibilità a mio avviso pretestuosa di IV a sostenere un Conte-ter, ha causato dei malumori da parte del partito e dei dirigenti. Le accuse di non ascolto e di sbagliata scelta strategica della parte centrista, delle minoranze del partito e da parte degli amministratori sono confluite nella richiesta pressante di un congresso per ridefinire la linea, l'identità del partito e conseguentemente i nuovi vertici. La scelta di costituire un intergruppo parlamentare di confronto ha alimentato ancora di più le polemiche. Le richieste di confronto sono sfociate nella decisione di convocare l'Assemblea nazionale del partito per il 13 e il 14 marzo. Nonostante questa decisione, le critiche alla linea si son fatte sentire. Sotto forma, per esempio, di interviste uscite da parte di autorevoli esponenti del partito, tra cui Nardella, Gori, De Caro e Bonaccini. Successivamente, le dimissioni di Zingaretti sono state annunciate su Facebook e formalizzate con lettera alla Presidente Cuppi.

La prima cosa che salta all'occhio nel resoconto dei fatti è un'evidente incoerenza: sulla base di quale principio dovremmo ragionevolmente ritenere opportuni i modi con cui si è arrivati alle dimissioni di Zingaretti? La linea scelta dal segretario è stata più volte unanimemente condivisa dalla Direzione, di cui fanno parte sia De Caro sia Bonaccini, oltre che da varie eminenti personalità le quali, appena si è sancito il fallimento di questa strategia, hanno subito abbandonato la nave. Perché hanno votato a favore in quel contesto? L'unitarietà di facciata non può essere una scusa, soprattutto se si dissolve nella creazione di un'immagine pubblica di sé che non è coerente con le posizioni assunte all'interno del partito.

L'altra faccia della medaglia è che un segretario non può essere succube di un ideale di unanimità all'interno di un partito plurale, non può arrendersi davanti al minimo cenno di opposizione interna, soprattutto se essa è tendenzialmente pretestuosa, come si è visto, dato il doppiogiochismo tra dentro e fuori il partito. Comprendo, però, che una continua erosione avrebbe maggiormente incentivato la narrazione del capro espiatorio, la retorica delle scelte prese dalla segreteria romana quando invece la scelta è stata evidentemente collegiale e condivisa.

Ciò, naturalmente, non significa “vietato criticare”, piuttosto non creare capri espiatori Le colpe maggiori della crisi politica interna al partito risiedono in chi sostiene e produce queste erosioni, contro ogni etica politica democratica, contro ogni visione costruttiva insita nel progetto del Partito Democratico. Sappiamo come gli organi non permettano la risoluzione di controversie interne ma, di certo, c'è un evidente problema di etica politica e di cultura politica. E' necessario discutere anche sulla mancata efficacia del partito di poter incidere sulle questioni nazionali. Il contesto è ben chiaro: mentre i parlamentari sono frutto di una scelta attuata dalla vecchia segreteria, gli organi di partito rappresentano il nuovo corso: vecchio contro nuovo, nella misura in cui il vecchio ha la capacità di sabotare il nuovo, addossandogli le colpe dei fallimenti causati anche da queste mosse correntiste e tattiche, senza finalità politiche.

Lasciatemi dire, è l'eredità del renzismo: di quel clima arrivistico, di potere che fa parte di una stagione passata che ha prodotto:

- una degenerazione etica e politica all'interno del partito, in cui il tatticismo renziano si è continuamente manifestato: dalla mancata elezione del compianto Marini alla carica dei 101 contro Prodi, dal “Enrico, stai sereno” al referendum del 2016, dai “popcorn” alla scissione tattica con conseguente caduta pretestuosa del governo Conte-bis. Lo stesso tatticismo è evidente nel susseguirsi dei fatti su esposti che hanno portato alle dimissioni;

- una grande erosione elettorale, passando da un 30% delle politiche del 2013 ad un 18% del 2018 che, in confronto, quella evidenziata dagli ultimi sondaggi è una sciocchezza;

- l'arresto brutale del processo di unione fra le culture del partito a vantaggio del governismo e della visione renziana di sinistra, lontana dalla società e vicina a determinati interessi di cui la questione saudita è il sintomo.

Avviandomi alla conclusione, ritengo che i principi con cui vada definita l'azione politica all'interno del partito debbano essere radicalmente cambiati, partendo dai principi di metodo con cui impostare il dibattito politico interno. Va abbattuta l'ipocrisia di determinate classi dirigenti. Va distinto chi ha intenzione di stimolare il dibattito interno creando connessioni e reti tra le culture di partito (anche con una dialettica serrata), e chi usa i più disparati pretesti per tentare solo di apparire diverso dai suoi compagni di partito al momento opportuno. 

Le tensioni vanno mostrate nelle sedi opportune, senza aver paura di mostrarci divisi, perché divisi, sulle questioni ultime e non solo, lo siamo. Dobbiamo avere il coraggio di ammetterlo. Le culture politiche fondanti non si sono unite. La mentalità del Partito si è fossilizzata sull'esperienza dell'Ulivo, rimanendo nei canoni elettorali, senza produrre il significato valoriale dietro l'appartenenza ai “democratici”, i principi che li definiscono rispetto alle altre forze che devono avere uno sguardo al futuro e, dunque, a sinistra.

Cattolici, socialisti, liberali, verdi hanno costruito un condominio senza creare aree comuni, solo appartamenti con finestre rivolte verso l'esterno attraverso cui i condomini si lamentano dei vicini con la signora che passa lì di fianco dopo esser stata a compare il pane. La signora, però, probabilmente non comprenderà; se lo farà, prenderà per buona la narrazione di chi strilla, magari chiamando i carabinieri per intervenire se ritiene, chissà. 

Credo che le dimissioni di Zingaretti, in conclusione, possano essere comprese solo inquadrando la faccenda come una resa dei conti interna tra il vecchio contro il nuovo, da parte di chi è stato abituato dalle precedenti stagioni politiche a vedere il condominio PD come il più bello della riviera orientale quando, in realtà, nella contemplazione, ci si è dimenticati di fare la manutenzione ordinaria, prendendosela con l'amministrazione di condominio appena arrivato, non volendo però pagare le spese condominiali.

Comprendo, dunque, la scelta dimissionaria del Segretario. Probabilmente, io non mi sarei dimesso, ma ognuno ha un suo livello di sopportazione. Non lo taccerei di irresponsabilità nella misura in cui ha semplicemente accontentato i molti che richiedevano un percorso congressuale dunque un cambio di passo: da Statuto, significa cambio di vertici. Questo Partito va rifondato nelle intenzioni. Adesso serve un congresso, il prima possibile: che sia però franco, senza sotterfugi. Dobbiamo capire chi siamo, dobbiamo definire i principi e i valori della nostra azione lasciandoci alle spalle e condannando i principi tattici dell'esperienza renziana e riflettendo sull'ultima esperienza di governo, con criterio e prendendo il meglio delle culture politiche della nostra storia. E' un'opportunità che non dobbiamo farci sfuggire, forse l'ultima.

Dobbiamo capire se ha senso continuare a tentare unioni politico-culturali o meno. Per come la vedo io, da buon socialista, credo ci sia ancora un minimo spiraglio di sintesi per trovare un campo comune in cui dare risposte ad un mondo del lavoro, ad esempio, che si sta sempre di più precarizzando a causa di unsistema economico che ci vuole flessibili all'inverosimile mentre il divario tra i più agiati e più poveri aumenta, in cui anche il sapere, l'arte, ogni parte della conoscenza diventa investimento, non valore, capitale, non ideale.

Dobbiamo allontanare la strumentalizzazione leghista dal popolo, smascherando le intenzioni di una destra becera che, a colpi di flat tax, vuole proteggere gli alti settori dell'alto censo narrando tutto come una difesa del ceto medio e dei bisognosi.

Dobbiamo, soprattutto qui, ridiscutere di sanità pubblica come diritto di tutti i cittadini italiani ad avere cure adeguate a prescindere dalla propria situazione economica, senza che i privati speculino sulla salute dei cittadini.

Se non è un punto zero, ciò che abbiamo davanti è un punto della strada importante. Guardiamoci davanti allo specchio senza avere paura di ciò che ci troveremo davanti. Prendiamo coscienza della nostracondizione e sapremo andare avanti!

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

 Tratto dal "Domani" di Piero Ignazi, Politologo

"Il segretario poteva chiedere un chiarimento nella assemblea nazionale già convocata per domani, ma seguendo il pessimo esempio dei suoi predecessori ha gettato la spugna improvvisamente, con un gesto teatrale e parole inopportune. E ancora più grave si è affidato ai social network e ai talk show per spiegare la sua scelta, senza attendere di parlare nella sede ufficiale del partito."

giovedì 11 marzo 2021

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

Dalla Consigliera Comunale e Capogruppo PD Seveso, Anita Argiuolo

Meda - Intervento di Anita alla Convenzione dei Circoli
Congresso Pd 2019

Questa lettera è stata esposta anche nella discussione politica del circolo PD SEVESO


Per Segreteria Regionale

Per Segreteria Provinciale MB

P.C.                 Per Segreteria Nazionale PD


Carissimi,

Come faccio a stare in silenzio dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti. IL PD NAZIONALE è veramente una assurdità. Zingaretti è stato eletto alle primarie del PD, perché non lasciargli finire il suo tempo?

Alcune persone nelle segreterie PD nelle varie nomine gerarchiche pensano solo a svendere a criticare a traforare la Politica del Segretario che con la loro solita azione distruttiva hanno fatto alternare ben 8 Segretari in 13 anni.

Mai a costruire, oppure troppo poco. Ma ci rendiamo conto di come gli è stata consegnata questa Segreteria Nazionale a Nicola Zingaretti? Che Renzi ha contribuito a sfasciare. Il PD era fermo al palo al 18% con la perdita della maggior parte delle Regioni e Comuni importanti.

NICOLA con la sua umiltà serietà con toni pacati e democratici è riuscito a mettere il PD sui binari da dove era caduto. Con la sua pacatezza serietà, lealtà è riuscito a conquistare la fiducia anche di altre forze politiche.

Dopo il terremoto di RENZI c’era Bisogno di una figura pacata come Lui. Invece subito dopo un anno sono cominciate le bordate contro le sue azioni presentando alla stampa una rosa di possibili nuovi Segretari.

Ma cosa pensate che noi che siamo qui alle basi dell’organizzazioni del Partito e ci mettiamo la faccia nei territori nei comuni come Amministratori, come Consiglieri Comunali come semplici iscritti o simpatizzanti, che forse per i vertici del partito nazionale siamo solo utili e a disposizione a fare primarie campagne elettorali per i Deputati per i Senatori.

E quando decidete di far saltare la Segreteria per Voi siamo trasparenti, senza mai chiederci a noi come la pensiamo? Contro Nicola Zingaretti c’è stata una vera meschinità e la NON lealtà da parte di persone che compongono la segreteria Nazionale PD.

Il Potere logora chi non c’è l’ha…diceva Andreotti.

E purtroppo uno dei mali del PD sono i tanti personaggi in Segreteria che pensano solo a quello. Anche se qualcuno non sarà d’accordo che Anch’io come Zingaretti MI VERGOGNO come Persona e come consigliere del PD, con questi morti che ogni giorno aumentano sempre di più dobbiamo assistere a questa commedia senza fine e tra l’altro da un partito che si definisce baluardo dei più deboli dei diseredati dei disoccupati ecc. ecc.

E non è una novità che per molti della Segreteria l’attenzione sono le poltrone e non parliamo poi…delle correnti interne che distruggono sempre le segreterie per poterle trasformare a loro immagine e somiglianza.

Questo Partito che qualcuno vuole deviare, sarà sempre più lontano anni luce dai bisogni del POPOLO per tutte le sue sfaccettature e ancora di più è lontano dalla soluzione dei problemi di questa PANDEMIA. E Auspico che a questo punto non ci sia la solita corsa al cambio del simbolo come se questo è la soluzione di tutti i problemi.

SONO le persone all’interno della Segreteria che devono cambiare atteggiamento ed essere Leali, costruttivi e non distruttivi. IO per avere Passione e Cuore per la Politica con la P. maiuscola sono qui volontariamente a dare voce ai Cittadini sul territorio donando il mio tempo libero.

Le mie critiche sono rivolte principalmente alla Segreteria Nazionale, perché queste azioni e pressioni dalle varie correnti che sono state mosse contro Zingaretti sono solo personalismi che vogliono emergere e deviare la nostra politica verso destra e tra l’altro con i capigruppo alla Camera e Senato impostata ancora dalla segreteria Renzi e qui ho i miei dubbi che alcune azioni politiche sono state pilotate dall’esterno. 

Secondo il mio parere prima di accusare Zingaretti per le sue azioni politiche si doveva organizzare una consultazione delle segreterie di base con tutti gli iscritti presenti nei vari comuni e dall’esito delle consultazioni dire al Segretario Nazionale (Guarda che devi raddrizzare la linea politica perché la base non è d’accordo di quello che stai facendo)

Invece sono partite bordate dai vari componenti della segreteria nazionale fin quando Zingaretti si è dimesso. La mia critica principale è questa (le persone della base dei circoli è stata consultata per chiedere: Zingaretti sta lavorando bene oppure No?) Ricordo a TUTTI che il Partito Democratico ESISTE, perché la sua ricchezza sono le Donne e Uomini che lavorano e sono presenti e ci mettono la faccia sui territori, senza di loro non siamo nessuno.

Ecco perché ho scritto: La base dei circoli PD serve solo ad interpellarli quando bisogna fare le primarie e campagne elettorali per i vari candidati Senatori e Deputati? Quindi chiedo che prima bisogna ascoltare la base e poi i vertici e non dimentichiamo che LE PERSONE DEL POPOLO ALIMENTA LE IDEE PER FAR VIVERE LA POLITICA DEL PARTITO DEMOCRATICO.

E secondo il mio pensiero Zingaretti è stato una Persona Leale e il Partito Democratico l’ha sottovalutato e questo non lo meritava. Zingaretti ha la mia immensa Stima anche per l’ultimo gesto che ha voluto fare e da questo si pesa lo Spessore Politico che non tutti hanno capito, purtroppo.

Spero che gli arrivino queste parole dettate non dalle mani che scrivono, ma dal CUORE.

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

Dalla riunione dei segretari di circolo del PD di Monza e Brianza, intervento del Segretario Circolo di Barlassina, Emiliano Bertin

1) Da questa situazione non se ne uscirà facilmente. Ci vorrà una profonda messa in discussione del partito, soprattutto dei suoi vertici, che detestano leadership carismatiche (Renzi) e fanno a pezzi quelle miti ed inclusive (Veltroni e Zingaretti).


2) A volte mi viene da pensare che la stampa non amica del PD abbia qualche ragione: cioè che ai suoi piani alti il partito sia dominato da una certa bulimia di potere.


3) Mi ferisce lo scollamento tra la base (noi, che montiamo i gazebo alla domenica mattina e cuciniamo le salamelle alle Feste) e i vertici. Mi pare manchi un po' di rispetto per i militanti e mi sorge un pizzico di invidia per il primo movimentismo dei 5S e la (pretesa) orizzontalità dei suoi processi. "L'uno vale uno", pur con tutti i suoi limiti, cerca di preservare un qualche riconoscimento che tra vertice e base i processi non sono univoci ed episodici, ma di continuo dialogo e reciproco alimento politico.

LA CRISI DEL NOSTRO PARTITO

Iniziamo con questo post una serie dedicata alla profonda crisi, inutile nascondercelo, che il Partito attraversa.

L'amico Domenico mi manda il racconto di Stefano Massini fatto su La7  e mi chiede: Che ne pensi?

La mia risposta è stata la seguente: "forte Massini. Ti premetto che è giusto dare sempre la giusta tara.  Per il semplice motivo che ognuno ha un prodotto da vendere Massini compreso. Mi piace sottolineare l'interesse che sempre si crea attorno al PD. Una forza che comunque la pensiamo al Paese serve, ha impedito di affogare nel mare magnum dei sovranisti e populisti. Nel complesso la sollecitazione di Massini ha la sua valenza. C'è solo un punto che non mi convince, la facilità con cui conclude di non conoscere le prerogative del PD . Certo il messaggio populista è più facile da veicolare. Sai che ti dico comunque non mi dispiace e lo pubblico sul nostro blog."  

Ecco fatto.

Con questo post invitiamo i simpatizzanti e gl'iscritti a farci avere le proprie considerazioni per un dibattito alla luce del sole, onesto, democratico. 

martedì 9 marzo 2021

COMUNICATO STAMPA DEL 4 MARZO 2021

 SULLE VASCHE DELLA DIOSSINA 

Il PD sevesino: «Chiederemo spiegazioni al Sindaco in Consiglio Comunale» La campagna di denuncia del Partito Democratico di Seveso sulla decisione del passaggio di competenze sul controllo delle vasche della diossina alla Regione Lombardia ha suscitato forti reazioni anche all’interno della stessa maggioranza consiliare. Nonostante la difesa della Lega di fronte alle critiche del PD sevesino (espresse per mezzo di un articolo pubblicato sul blog del circolo in data 24 febbraio), Forza Italia e Fratelli d’Italia hanno criticato aspramente la giunta Allievi imputando alla componente leghista della Giunta la responsabilità del depauperamento dell’organico interno all’ufficio Ecologia del comune di Seveso, causa del passaggio di gestione alla Regione. 

Bosco delle Querce

Svuotamento denunciato, nei giorni scorsi, anche dal PD sevesino che, attraverso i social network, ha rispedito al mittente le critiche nei confronti dell’amministrazione precedente: «D'altronde, ci siamo abituati: la Lega giustifica ogni azione e ogni inadempienza compiuta dall'amministrazione Allievi grazie ai pretestuosi attacchi nei confronti dell'amministrazione Butti. Ciò è evidente nell'uso, anch'esso pretestuoso, dei principi di trasparenza; la sequela di domande poste al segretario Malerba sono rappresentative di questo andazzo, di questo voler coprire le proprie colpe nascondendosi dietro l'amministrazione precedente. 

I fatti, però, sono ben altri: la costante depauperazione delle competenze interne agli uffici comunali hanno costituito le premesse disastrose per questo grido di allarme alla Regione. Dal 2018, anno in cui si è insediata la nuova amministrazione, l'organico dell'ufficio Ecologia è stato ridotto sensibilmente. Ciò ha conseguentemente ridotto l'efficacia di controllo dell'azione amministrativa e della conseguente gestione delle vasche. Il non riportare questi fatti è sintomo di una gestione opaca della cosa pubblica comunale, altro che trasparenza! E' per questo che chiederemo delucidazioni del Sindaco in Consiglio Comunale, luogo adatto ad una discussione trasparente e organo di rappresentanza dei cittadini» 

Il segretario del circolo PD, Gianluigi Malerba, interviene nella discussione sostenendo che: «Bastava meno arroganza e supponenza: riunire i Capigruppo per farli partecipi della reale situazione, ammettere l'inadempienza, visto l'impoverimento voluto dell'ufficio ecologia, ed illustrare il da farsi. 'Ritornare' alla Regione il compito di monitoraggio delle vasche può essere una strada ma, conseguentemente, vista l'importanza per la salute dei cittadini, questa mansione va riportata e dettagliata nella convenzione con Regione Lombardia. 

Va previsto un ritorno annuale e puntuale dello stato strutturale e chimico delle vasche-discariche. E' necessario che questi dati vengano riportati ogni anno a cura della Giunta Municipale nel “Documento unico di programmazione” (DUP), principale strumento per la guida strategica e operativa del Comune».

Al fine di una puntuale trasparenza che metta a tacere lo sfuocato cinema Leghista apparso sui social, in data odierna, il Gruppo Consigliare PD e la lista Civica Butti hanno protocollato al Comune la richiesta di pubblicare sul sito Comunale al link AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE i verbali delle riunioni del Comitato Tecnico Scientifico del Bosco delle Querce come previsto dalla LR 16/2007 a partire dal 2009.

Inoltre, si è chiesto copia del verbale di passaggio di consegne tra la Dott.sa Raffaella Mariani in qualità di direttore del Parco Bosco delle Querce e il Dirigente Area Territorio del Comune di Seveso. 

La stessa richiesta cosi formulata e di cui alleghiamo copia è stata indirizzata a tutti i gruppi Consiliari presenti in CC di Seveso affinché la facciano propria nel trasmetterla a loro volta, all’Amministrazione Comunale di Seveso, perché i principi di trasparenza e chiarezza ci devono accumunare e devono diventare prassi per tutti.


A tal proposito leggi anche QUI

mercoledì 3 marzo 2021

IN PIAZZA INSIEME PER UNA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE

La proposta di legge di iniziativa popolare è stata depositata il 19 ottobre 2020 da Maurizio Verona, sindaco di Stazzema, il comune in provincia di Lucca dove, nell’agosto del 1944, una divisione di soldati nazisti trucidò 560 persone.

Puoi firmare nel rispetto delle norme anticovid  il 6 e 7 marzo in Piazza Confalonieri a Seveso



Qui il testo della proposta di legge

LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE CONTRO LA PROPAGANDA FASCISTA E NAZISTA
Annuncio di una proposta di legge di iniziativa popolare. (20A05730) pubblicato su
(GU n.260 del 20-10-2020)


Art. 1.
1. Nel capo II del titolo I del libro secondo del codice penale, dopo l’articolo 293 è aggiunto il seguente:
«Art. 293-bis. – (Propaganda del regime fascista e nazifascista). – Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque propaganda i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero dei relativi metodi eversivi del sistema democratico, anche attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne fa comunque propaganda richiamandone pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici».
2. All’articolo 5, primo comma, della legge 20 giugno 1952, n. 645, le parole:
«sino a» sono sostituite dalle seguenti: «da sei mesi a».


Art. 2
1. Al Decreto Legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito in Legge 25 giugno 1993, n. 205, recante “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa” all’art. 2 dopo il comma 1 aggiungere il seguente:
“1-bis. Qualora in pubbliche riunioni di cui al comma 1, l’esposizione riguardi emblemi o simboli riconducibili al partito fascista o al partito nazionalsocialista tedesco, la pena di cui all’art. 2 comma1, è aumentata del doppio

lunedì 1 marzo 2021

PER RIFLETTERE SULLA SITUAZIONE DI TANTI PAESI AFRICANI

Il terribile attentato all'Ambasciatore Italiano in Congo e alla sua scorta sono fatti che obbligano a rivolgere il nostro sguardo oltre le mura di casa.

Lo facciamo spinti dalla tragedia e dal lutto che ha colpito nel profondo la Nazione, anche se dovremmo farlo con più frequenza e metodo nel mondo di oggi dove quello che ci appare lontano è molto più vicino e ci riguarda, più di quel che pensiamo e crediamo. 

Senza un deterrente internazionale, l'intera regione dei grandi laghi, che dal Nord al Sud di Kivu confina con Uganda, Ruanda e Burundi, precipiterebbe in una nuova carneficina. Questo è il grido di sollecitazione che sentiamo il dovere di lanciare.

Abbiamo chiesto all'amico e democratico Christian Weza  di portarci le sue considerazioni. Christian è nato in Congo precisamente a Bukavu nel sud di Kivu  ed è in Italia dal 2004, nostro concittadino in Seveso.

Christian Weza

 

La morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Congolese del PAM Mustapha Milambo nella Nord Kivu, una possibilità per riflettere sulla situazione di tanti paesi Africani specialmente quella del Congo.

 

Luca, un diplomatico che ha creduto nella propria missione di ambasciatore cercando di esser un ponte di solidarietà, di giustizia e di pace. Era molto affezionato ai missionari sostiene P. Gianni Magnaguagno dei missionari Saveriani di Bukavu nel Sud Kivu: “Sabato 21 febbraio 2021, l’ambasciatore era venuto a trovarci e avevamo potuto fare un breve incontro con lui e con gli italiani presenti nella città di Bukavu. Era molto contento del fatto di aver avuto il consenso dal governo congolese per l’adozione di bambini soli e abbandonati… Ha parlato poi di alcuni progetti umanitari in favore soprattutto dei bambini congolesi nutriti con l’aiuto del Pam (Programma alimentare mondiale). Aiutava molto quei progetti che si interessavano soprattutto del recupero dei bambini abbandonati chiamati qui “bambini di strada”.

 

L’ambasciatore aveva raggiunto Bukavu da Goma in macchina, percorrendo i 200 chilometri che separano i due capoluoghi in auto. Poteva raggiungere Bukavu attraversando in barca il lago Kivu, viaggio più comodo e tranquillo. Ha preferito fare il viaggio più lungo e difficile per visitare lungo il tragitto alcuni progetti del PAMDomenica mattina erano poi ripartiti da Bukavu, per tornare a Goma via lago. Da Goma avrebbe dovuto visitare un altro progetto del PAM a nord , sulla strada verso Rutshuru, una strada molto insicura che secondo alcune testimonianze sarebbe stata prima monitorata e dichiarata sicura per questo viaggio, così come la strada percorsa sabato. La mattina del giorno dopo l’ambasciatore, la sua guardia e l’autista congolese erano partiti da Goma, capoluogo  della regione del Nord Kivu, al confine con il Rwanda, in direzione del Parco Nazionale dei Virunga, insieme a un convoglio del PAM (Programme Alimentaire Mondial, World Food Program) per distribuire alimenti alle popolazioni vulnerabili in quella zona.

 

La missione di Luca era sempre stata quella oltre ad essere vicino al popolo, di fare conoscere quanto accade quotidianamente in quelle zone dove continuano a perdere la vita milioni di persone. Ad oggi si parla di più di 10 milioni di congolese morti negli ultimi 25 anni. La RDC è un paese enorme, otto volte l’Italia, vittime delle proprie ricchezze nel suolo come sottosuolo. oro, diamanti  uranio, rame e cobalto per non citare che queste,  senza contare il legname pregiato nelle sue innumerevoli foreste.

Nel Nord- Kivu, la regione dove è stato assassinato Luca, è concentrata buona parte del coltan congolese: la columbo-tantalite che è da anni l’oro delle nuove tecnologie e la sua estrazione informale finanzia i gruppi armati locali, che la contrabbandano in cambio di denaro o di armi, in un circolo vizioso che asfissia il tessuto sociale. Ci possiamo chiedere perché questo silenzio della comunità internazionale di fronte alla sofferenza del popolo Congolese? Chi finanzia i miliziani, banditi, presunti jihadisti, i quasi 122 gruppi armati nell’est del Congo, dove sono stati uccisi l’ambasciatore Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l’autista congolese Mustapha?

 

Lo diceva Frantz Fanon, l’Africa ha la forma di una pistola e il Congo è il grilletto”. Questa frase, riassume perfettamente la posizione critica del Congo dopo la sua indipendenza e la sua importanza geostrategica. La situazione del Congo ha conseguenza non solo sull’insieme dell’Africa, ma anche su l’Europa.

In nostro grande augurio è che il sangue versato di Luca e dei suoi compagni di viaggio non sia invano, ma possa riaccendere i riflettori su quanto accade quotidianamente a tanti innocenti e gettare attenzione vera su ciò che accade in quelle terre.


GUERRA ALL'ANTIFASCISMO A SEVESO: TEMPI BUI

Chi oggi vi dice che il fascismo non esiste più, si sbaglia. E anche di grosso. Ci sono tanti esempi di neofascismi in Europa e nel mondo ch...