Il terribile attentato all'Ambasciatore Italiano in Congo e alla sua scorta sono fatti che obbligano a rivolgere il nostro sguardo oltre le mura di casa.
Lo facciamo spinti dalla tragedia e dal lutto che ha colpito nel profondo la Nazione, anche se dovremmo farlo con più frequenza e metodo nel mondo di oggi dove quello che ci appare lontano è molto più vicino e ci riguarda, più di quel che pensiamo e crediamo.
Senza un deterrente internazionale, l'intera regione dei grandi laghi, che dal Nord al Sud di Kivu confina con Uganda, Ruanda e Burundi, precipiterebbe in una nuova carneficina. Questo è il grido di sollecitazione che sentiamo il dovere di lanciare.
Abbiamo chiesto all'amico e democratico Christian Weza di portarci le sue considerazioni. Christian è nato in Congo precisamente a Bukavu nel sud di Kivu ed è in Italia dal 2004, nostro concittadino in Seveso.Christian Weza
La morte dell’ambasciatore Luca Attanasio,
del carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Congolese del
PAM Mustapha Milambo nella Nord Kivu, una possibilità
per riflettere sulla situazione di tanti paesi Africani specialmente quella del
Congo.
Luca, un diplomatico che ha creduto nella propria
missione di ambasciatore cercando di esser un ponte di solidarietà, di
giustizia e di pace. Era molto
affezionato ai missionari sostiene P.
Gianni Magnaguagno dei missionari
Saveriani di Bukavu nel Sud Kivu: “Sabato 21 febbraio 2021, l’ambasciatore era
venuto a trovarci e avevamo potuto fare un breve incontro con lui e con gli
italiani presenti nella città di Bukavu. Era molto contento del fatto di aver
avuto il consenso dal governo congolese per l’adozione di bambini soli e
abbandonati… Ha parlato poi di alcuni progetti umanitari in favore soprattutto
dei bambini congolesi nutriti con l’aiuto del Pam (Programma alimentare
mondiale). Aiutava molto quei progetti che si interessavano soprattutto del
recupero dei bambini abbandonati chiamati qui “bambini di strada”.
L’ambasciatore aveva
raggiunto Bukavu da Goma in macchina, percorrendo i 200
chilometri che separano i due capoluoghi in auto. Poteva raggiungere Bukavu
attraversando in barca il lago Kivu,
viaggio più comodo e tranquillo. Ha preferito fare il viaggio più lungo e
difficile per visitare lungo il tragitto alcuni progetti del PAM. Domenica mattina
erano poi ripartiti da Bukavu, per
tornare a Goma via lago. Da Goma avrebbe
dovuto visitare un altro progetto del PAM a nord
, sulla strada verso Rutshuru, una
strada molto insicura che secondo alcune
testimonianze sarebbe stata prima monitorata e
dichiarata sicura per questo viaggio, così come la strada percorsa sabato. La
mattina del giorno dopo l’ambasciatore, la sua guardia e l’autista congolese erano partiti da Goma, capoluogo
della regione del Nord Kivu, al confine con il Rwanda, in direzione del Parco Nazionale dei Virunga, insieme a un
convoglio del PAM (Programme Alimentaire Mondial,
World Food Program) per distribuire alimenti alle popolazioni vulnerabili in
quella zona.
La missione di Luca era sempre stata quella oltre ad
essere vicino al popolo, di fare conoscere quanto accade quotidianamente in
quelle zone dove continuano a perdere la vita milioni di persone. Ad oggi si
parla di più di 10 milioni di congolese morti negli ultimi 25 anni. La RDC è un paese enorme, otto volte l’Italia, vittime delle
proprie ricchezze nel suolo come sottosuolo. oro, diamanti
uranio, rame e cobalto per non citare che queste, senza contare il legname pregiato nelle
sue innumerevoli foreste.
Nel Nord- Kivu, la regione dove è stato
assassinato Luca, è concentrata buona parte del coltan congolese: la
columbo-tantalite che è da anni l’oro delle nuove tecnologie e
la sua estrazione informale finanzia i gruppi armati locali,
che la contrabbandano in cambio di denaro o di armi, in un circolo vizioso che
asfissia il tessuto sociale. Ci possiamo chiedere perché questo silenzio della
comunità internazionale di fronte alla sofferenza del popolo Congolese? Chi
finanzia i miliziani,
banditi, presunti jihadisti, i quasi 122 gruppi armati nell’est del Congo, dove
sono stati uccisi l’ambasciatore Attanasio, il carabiniere Iacovacci e
l’autista congolese Mustapha?
Lo diceva Frantz Fanon, l’Africa ha la forma di una pistola e il Congo è
il grilletto”. Questa frase, riassume perfettamente la posizione critica del
Congo dopo la sua indipendenza e la sua importanza geostrategica. La situazione
del Congo ha conseguenza non solo sull’insieme dell’Africa, ma anche su
l’Europa.
In nostro grande augurio è che il sangue versato di Luca e dei suoi
compagni di viaggio non sia invano, ma possa riaccendere i riflettori su quanto
accade quotidianamente a tanti innocenti e gettare attenzione vera su ciò che
accade in quelle terre.
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