lunedì 1 marzo 2021

PER RIFLETTERE SULLA SITUAZIONE DI TANTI PAESI AFRICANI

Il terribile attentato all'Ambasciatore Italiano in Congo e alla sua scorta sono fatti che obbligano a rivolgere il nostro sguardo oltre le mura di casa.

Lo facciamo spinti dalla tragedia e dal lutto che ha colpito nel profondo la Nazione, anche se dovremmo farlo con più frequenza e metodo nel mondo di oggi dove quello che ci appare lontano è molto più vicino e ci riguarda, più di quel che pensiamo e crediamo. 

Senza un deterrente internazionale, l'intera regione dei grandi laghi, che dal Nord al Sud di Kivu confina con Uganda, Ruanda e Burundi, precipiterebbe in una nuova carneficina. Questo è il grido di sollecitazione che sentiamo il dovere di lanciare.

Abbiamo chiesto all'amico e democratico Christian Weza  di portarci le sue considerazioni. Christian è nato in Congo precisamente a Bukavu nel sud di Kivu  ed è in Italia dal 2004, nostro concittadino in Seveso.

Christian Weza

 

La morte dell’ambasciatore Luca Attanasio, del carabiniere Vittorio Iacovacci e all’autista Congolese del PAM Mustapha Milambo nella Nord Kivu, una possibilità per riflettere sulla situazione di tanti paesi Africani specialmente quella del Congo.

 

Luca, un diplomatico che ha creduto nella propria missione di ambasciatore cercando di esser un ponte di solidarietà, di giustizia e di pace. Era molto affezionato ai missionari sostiene P. Gianni Magnaguagno dei missionari Saveriani di Bukavu nel Sud Kivu: “Sabato 21 febbraio 2021, l’ambasciatore era venuto a trovarci e avevamo potuto fare un breve incontro con lui e con gli italiani presenti nella città di Bukavu. Era molto contento del fatto di aver avuto il consenso dal governo congolese per l’adozione di bambini soli e abbandonati… Ha parlato poi di alcuni progetti umanitari in favore soprattutto dei bambini congolesi nutriti con l’aiuto del Pam (Programma alimentare mondiale). Aiutava molto quei progetti che si interessavano soprattutto del recupero dei bambini abbandonati chiamati qui “bambini di strada”.

 

L’ambasciatore aveva raggiunto Bukavu da Goma in macchina, percorrendo i 200 chilometri che separano i due capoluoghi in auto. Poteva raggiungere Bukavu attraversando in barca il lago Kivu, viaggio più comodo e tranquillo. Ha preferito fare il viaggio più lungo e difficile per visitare lungo il tragitto alcuni progetti del PAMDomenica mattina erano poi ripartiti da Bukavu, per tornare a Goma via lago. Da Goma avrebbe dovuto visitare un altro progetto del PAM a nord , sulla strada verso Rutshuru, una strada molto insicura che secondo alcune testimonianze sarebbe stata prima monitorata e dichiarata sicura per questo viaggio, così come la strada percorsa sabato. La mattina del giorno dopo l’ambasciatore, la sua guardia e l’autista congolese erano partiti da Goma, capoluogo  della regione del Nord Kivu, al confine con il Rwanda, in direzione del Parco Nazionale dei Virunga, insieme a un convoglio del PAM (Programme Alimentaire Mondial, World Food Program) per distribuire alimenti alle popolazioni vulnerabili in quella zona.

 

La missione di Luca era sempre stata quella oltre ad essere vicino al popolo, di fare conoscere quanto accade quotidianamente in quelle zone dove continuano a perdere la vita milioni di persone. Ad oggi si parla di più di 10 milioni di congolese morti negli ultimi 25 anni. La RDC è un paese enorme, otto volte l’Italia, vittime delle proprie ricchezze nel suolo come sottosuolo. oro, diamanti  uranio, rame e cobalto per non citare che queste,  senza contare il legname pregiato nelle sue innumerevoli foreste.

Nel Nord- Kivu, la regione dove è stato assassinato Luca, è concentrata buona parte del coltan congolese: la columbo-tantalite che è da anni l’oro delle nuove tecnologie e la sua estrazione informale finanzia i gruppi armati locali, che la contrabbandano in cambio di denaro o di armi, in un circolo vizioso che asfissia il tessuto sociale. Ci possiamo chiedere perché questo silenzio della comunità internazionale di fronte alla sofferenza del popolo Congolese? Chi finanzia i miliziani, banditi, presunti jihadisti, i quasi 122 gruppi armati nell’est del Congo, dove sono stati uccisi l’ambasciatore Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l’autista congolese Mustapha?

 

Lo diceva Frantz Fanon, l’Africa ha la forma di una pistola e il Congo è il grilletto”. Questa frase, riassume perfettamente la posizione critica del Congo dopo la sua indipendenza e la sua importanza geostrategica. La situazione del Congo ha conseguenza non solo sull’insieme dell’Africa, ma anche su l’Europa.

In nostro grande augurio è che il sangue versato di Luca e dei suoi compagni di viaggio non sia invano, ma possa riaccendere i riflettori su quanto accade quotidianamente a tanti innocenti e gettare attenzione vera su ciò che accade in quelle terre.


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