Domenica siamo chiamati alle urne
sui quesiti referendari sulla Giustizia.
Referendum voluti da Lega e
Partito Radicale ma è bene ricordare che formalmente sono stati deliberati e
voluti da nove consigli regionali a guida centrodestra.
Tra i quesiti ammessi non ce ne sarà
nessuno di quelli d’iniziativa popolare: la Consulta, infatti, ha bocciato sia
il referendum sul
fine vita sia quello sulla depenalizzazione della coltivazione privata di cannabis.
Temi a mio avviso più fruibili e consoni ad una consultazione popolare.
La riforma della Giustizia ci viene richiesta
dall’Europa ed è legata ai contributi del recovery plan detto in parole povere:
vi diamo dei soldi per recuperare i danni economici dalla pandemia ma Voi Italia,
dovete fare alcune riforme, tra cui appunto quella della Giustizia.
Ora, io credo che le riforme su
materie complesse come la Giustizia tocchino al Parlamento senza
strumentalizzazioni o facili sintesi come dei referendum abrogativi possano
includere e prevedere. Una proposta di riforma è in esame del Parlamento e
porta il nome della Ministra di Giustizia Cartabia ma l’esito è ora
condizionato dai referendum.
Per capire di cosa si tratta puoi
leggere qui
Il Partito Democratico lascia
libertà di voto anche se chiaramente
dalle parole del nostro Segretario Nazionale Enrico letta che potete ascoltare
qui (direzione nazionale del 17 maggio) si può comprendere la nostra
posizione rispetto a dei referendum che se votati portano più problemi di
quanti ne risolvono.
Nadia Urbinati politologa ha
scritto sul quotidiano Domani: “Al di là delle convenienze di bottega, i
quesiti messi a referendum oltre a essere astrusi e di difficile comprensione
per la stragrande maggioranza dei cittadini, sono inoltre controversi nella
forma, nella mentalità e nei contenuti.
Nella forma: la riforma della giustizia diventa una materia di
propaganda elettorale quando dovrebbe essere il parlamento e il governo a
impegnarsi responsabilmente e con competenza… Ma i quesiti sono anche
controversi per la mentalità che li alimenta, segnati da una forte diffidenza
nei confronti della magistratura, della giustizia e del controllo della
legalità.”
Gianluigi Malerba
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