lunedì 23 novembre 2020

SENZA SALUTE TUTTO E' NIENTE



Di Liliana Cattaneo

 “ LA SALUTE NON E’ TUTTO, MA SENZA SALUTE TUTTO E’ NIENTE”  Arthur Schopenhaurer


Mai come in questo periodo ci siamo resi conto di quanto sia vero.

Mai come in questo periodo ci siamo visti costretti ad analizzare il funzionamento del Welfare State per capire se è in grado di garantire benessere, equità e giustizia sociale. 

L’emergenza sanitaria legata al Coronavirus ha messo drammaticamente in evidenza le criticità del sistema sanitario lombardo, tradizionalmente forte in ambito ospedaliero, ma assolutamente inadeguato sul fronte territoriale.

La Legge 23/2015, aveva istituito un Assessorato Unico regionale che ha messo insieme il sanitario e il socio-sanitario  creando un’unica Azienda (la ASST) per  la gestione sia degli ospedali che dei servizi territoriali. Tutto ciò però ha prodotto il paradosso di ottenere risultati contrari a quelli che erano stati dichiarati, portando cioè ad un indebolimento ulteriore della integrazione socio-sanitaria e della continuità assistenziale.

La Sanità lombarda soffre di un accentramento delle funzioni e dei finanziamenti negli ospedali, a scapito della medicina di territorio.

L’OSPEDALE deve cambiare la sua funzione, deve diventare più flessibile, più disponibile all’urgenza, pronto alle sfide delle patologie contemporanee. Deve poter accogliere  in sicurezza, anche durante l’emergenza, cosa non accaduta col CoVID, tutti i malati che richiedono terapie specifiche (pazienti oncologici o con patologie cardiovascolari).

Per troppo tempo la Sanità ha sofferto del prevalere dell’economia (qualcuno ha detto del fatturato) sulla missione di cura propria del servizio sanitario, con particolare riferimento al servizio sanitario lombardo.

E se l’ospedale deve cambiare, la MEDICINA DI TERRITORIO in Lombardia deve rinascere.

Bisogna dotare il territorio di luoghi colmi di significato clinico, tecnologico, socio-assistenziale.

Bisogna ripensare a un nuovo ruolo per i MEDICI DI BASE incentivando e promuovendone l’associazionismo in strutture condivise con colleghi, supportati da infermieri e segretaria, dotati di macchinari diagnostici per esami a bassa complessità e in rete con i servizi ambulatoriali specialistici.

La malattia si può vincere anche a casa.

Alla fine di quest’anno andrà in scadenza la sperimentazione del modello di sanità lombardo, voluto dalla Giunta Maroni e proseguito da quella Fontana: è un’ottima occasione per CAMBIARE.

Cambiare non solo perché questo Sistema aziendale ATS-ASST ha rivelato la sua incapacità ad affrontare con efficacia l’espandersi del contagio da Coronavirus, ma proprio in considerazione della progressiva difficoltà a risolvere i problemi cronici del sistema stesso, a partire dalle lunghe liste d’attesa con le conseguenti disuguaglianze di accesso alle cure.

Occorre un  nuovo progetto alternativo per la Sanità lombarda, che abbia al centro il valore clinico e umano del paziente, che è una persona, e che si occupi oltre che dei grandi ospedali , che rappresentano certamente un’eccellenza, anche e soprattutto di una Sanità fortemente legata al territorio e vicina ai bisogni reali delle persone.





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