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sabato 25 novembre 2023

NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE

 


LA NOSTRA SEDE SI TINGE DI ROSSO: UNA SEDIA E UNA POESIA PER DIRE NO ALLA VIOLENZA CONTRO LE DONNE ❗️
In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne istituita dalle Nazioni Unite nel 1999, la sede del PD di Seveso si tinge di rosso in commemorazione delle vittime di femminicidio e per rinnovare il suo impegno nel promuovere la parità di genere e nel contrasto alla violenza, in ogni sua forma.

Due sono gli elementi che abbiamo voluto mettere in evidenza.

1️⃣ Una sedia rossa, che simboleggia il posto rimasto vuoto perché una donna è stata sottratta alla vita, al posto che occupava in famiglia, al lavoro, a scuola, al cinema...un posto che però non deve rimanere vuoto. Un posto occupato non solo dal ricordo ma soprattutto occupato dalla nostra azione e dalla nostra
presenza perché si ponga fine a questa strage compiuta sulle donne.

2️⃣ Gli ultimi due versi della poesia di Cristina Torre Cáceres, artista e attivista peruviana. La poesia, risalente al 2011, in cui la protagonista, che parla in prima persona, si rivolge alla mamma e le chiede di “distruggere tutto” nel caso in cui dovesse essere vittima di femminicidio; questi versi sono diventati il simbolo della lotta contro la violenza di genere in Argentina e in questi giorni, dopo il 105° femminicidio del 2023, che ha come vittima Giulia Cecchettin uccisa dal suo ex fidanzato, anche in Italia in molti abbiamo deciso di condividerla e farla nostra.

Si perché questa poesia tratta molti aspetti del fenomeno tra cui la necessità di combattere, di non stare zitti ma di fare rumore come hanno fatto i compagni universitari di Giulia ma anche molti studenti in tante scuole italiane, e alibi (e pregiudizi) spesso addotti in eventi tragici come questo: 

💬 "ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l'alcool nel sangue. Ti diranno che era giusto, che ero da sola. Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.
Ti diranno che ho vissuto, mamma, che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria …..Ma, per carità, non legare mia sorella. Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti. Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia. Sono loro, saranno sempre loro…. Lotta per le vostre ali, quelle ali che mi hanno tagliato.” 

Ma non è sufficiente parlare di violenza sulle donne solo il 25 novembre ed è troppo tardi quando è avvenuto l'ennesimo femminicidio; questo impegno deve essere intrapreso ogni giorno con determinazione e rigore. Il persistere del fenomeno in tutti i Paesi del mondo, non sono il Italia, mostra come ancora oggi sia presente una cultura e un sistema di potere che influenza il nostro agire quotidiano e le nostre relazioni.

“Te la sei cercata, d’altronde guarda come eri vestita, e poi hai pure bevuto. Se ti hanno molestato o violentato è colpa tua”. 
Chi lo direbbe mai? Tanti, troppi. Basta guardarsi intorno, scorrere i commenti sui social network. O, ancor peggio, sfogliare i primi risultati dell’indagine quanto mai urgente dell’Istat sugli stereotipi di genere e l’immagine sociale della violenza.
I dati dell’Istat diffusi il lo scorso 22 novembre, i primi risultati dell’indagine nazionale sugli stereotipi di genere e l’immagine sociale della violenza (https://www.istat.it/it/archivio/291163), permettono di comprendere come il fenomeno sia pervasivo nella vita delle donne: una su tre dichiara di essere stata, nel corso della sua vita, vittima di violenza fisica, sessuale, ma violenza è anche verbale, psicologica ed economica.

Il 2,3% delle persone ritiene accettabile sempre o in alcune circostanze che “un ragazzo schiaffeggi la sua fidanzata perché ha civettato/flirtato con un altro uomo”, per il 4,3% dei cittadini è accettabile sempre o in alcune circostanze che “in una coppia ci scappi uno schiaffo ogni tanto”. Sono di più le persone (10,2%) che
ritengono accettabile sempre o in alcune circostanze che “un uomo controlli abitualmente il cellulare o l'attività sui social network della propria moglie/compagna”, soprattutto tra i giovani tra ai quali questa idea è condivisa dal 16,1% dei casi.

Nel 2023, ancora un italiano su cinque ritiene che “gli uomini sono meno adatti delle donne a occuparsi delle faccende domestiche”, che “una donna per essere completa deve avere dei figli”, che “per l’uomo, più che per la donna, è molto importante avere successo nel lavoro” e che “è compito delle madri seguire i figli e occuparsi delle loro esigenze quotidiane”.
La metà degli intervistati hanno almeno un preconcetto sugli stupri. Quattro uomini su dieci (39,3%) sono convinti che una donna sia in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. E due uomini su dieci (19,7%) pensano che siano sempre le donne a provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire. 
A pensarlo di altre donne sono anche le donne stesse, seppur in percentuale minore.
Alla luce di questi dati, la prevenzione è la principale strada percorribile perché la violenza sulle donne cresce su radici culturali e sociali precise che sono basate sulla persistenza di stereotipi di genere capillari e insidiosi che vanno riconosciuti e sradicati. E’ una condizione essenziale per porre fine a questa ferita sociale, e il conoscere e il sapere consapevole sono alla base di strategie di prevenzione efficaci sin dall’inizio della catena.

Lo stereotipo di genere è installato nel nostro senso comune, nel nostro linguaggio, installato nelle nuove forme di comunicazione. Lo è così tanto che rischia di essere riprodotto inconsapevolmente.
E’ fondamentale che si apra una riflessione e un invito ad affrontare ognuno di noi, come singolo individuo e come comunità. le contraddizioni inevitabili che si aprono sull’argomento della violenza sulla donna, ma non solo. 

E’ fondamentale recuperare una cultura del rispetto a 360 gradi: rispetto di genere, rispetto delle donne, ma anche rispetto di chi è diverso, ma solo perché non è come noi.
E’ un tema questo che sta molto a cuore al PD di Seveso che sta avviando, una riflessione specifica in questa
direzione, riflessione che necessità il contributo di tutti. 

👉 Ti aspettiamo in sede (Piazza Confalonieri 1) per dire la tua e ribadire il tuo NO contro la violenza sulle donne!
Aiutaci a condividere il nostro messaggio!



martedì 11 maggio 2021

DDL ZAN PER UNA MENTALITA' SENZA ODIO E DISCRIMINAZIONI

Nadia alla manifestazione di Milano
a cura di Nadia Pogliani

In molti in questo periodo si stanno domandando se il DDL Zan sia davvero necessario. Noi crediamo di sì per due motivi: è necessario dal punto di vista legislativo e dal punto di vista culturale.

Dal punto di vista legislativo i detrattori del DDL affermano che la legge contro le discriminazioni c’è già, ci si riferisce in particolare alla legge Mancino. Anche chi non è esperto in materia giuridica può  cercare la legge Mancino che all’articolo 1 recitata così: “è punito chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere atti di   discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Non bisogna essere dei giuristi per rendersi subito conto che questa legge è incompleta, il DDL Zan, infatti, interviene per sanare questa mancanza, il disegno di legge prevede quanto segue: “sono ag­giunte, in fine, le seguenti parole: oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orienta­mento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”. Quindi come si può notare alla legge già in vigore si aggiungono quelle discriminanti basate sulle questioni legate alla sessualità, al genere e alla disabilità. Questo agli occhi di noi comuni cittadini può sembrare un dettaglio ma per un giudice che deve sanzionare un reato questo “dettaglio” è fondamentale.

Altra questione presente nel DDL Zan è la richiesta di stabilire una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contra­stare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità so­ciale sanciti dalla Costituzione. In occasione di tale giornata potranno essere organizzate cerimonie, in­contri e ogni altra iniziativa utile alla sensibilizzazione contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, al genere o alla disabilità.

Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa e del patto educativo di corresponsa­bilità, nonché le altre amministrazioni pub­bliche provvedono a promuovere attività legate a queste tematiche.

Questa richiesta ha scatenato le critiche più feroci del mondo contrario al DDL e le motivazioni riportate sono tra le più assurde. Il timore sembrerebbe che parlando ai bambini di questioni legate alla sessualità e al genere si possa influenzare e/o si possa determinare in qualche modo l'orientamento sessuale o l’identità di genere, molti illustri psicologi a sentire queste stupidità si staranno rivoltando nella tomba.

Quindi ci sembra fondamentale anche dal punto di vista culturale la necessità di avere una legge che si occupi delle discriminazioni legate all’orientamento sessuale, al genere e alla disabilità perché ancora c'è molta strada da fare rispetto a queste tematiche e le cronache quotidianamente riportano episodi di violenza e discriminazione legate alla sfera della sessualità e del genere.

Pensiamo che se la scuola fosse formata ad affrontare e a sensibilizzare su certe tematiche probabilmente molti adolescenti e molti ragazzi/e  sarebbero più tutelati e potrebbero avere il coraggio di affrontare diversamente tutte le questioni legate al loro mondo interiore.

Chi è contro a questo disegno di legge in qualche modo nega che ci siano persone che abbiano un orientamento sessuale diverso da quello “della maggioranza” o che si sentano appartenere ad un genere diverso rispetto a quello di nascita, ecc. Ma queste persone invece ci sono, esistono. Sostenere il DDL Zan significa promuovere una legge che riconosca la libertà di ciascuno di noi ad essere come siamo e ad amare chi vogliamo senza doverci vergognare o nascondere, tutelandoci soprattutto dall'odio e dalla violenza, che ci possa permettere di vivere in una società più serena e libera. Per questo è necessario che il DDL Zan venga discusso anche in Senato per questo diciamo: #temposcaduto.



sabato 8 maggio 2021

ANCHE NOI

 

Alla manifestazione per chiedere l'approvazione del DDL Zan all'Arco della Pace di Milano
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