martedì 11 maggio 2021

DDL ZAN PER UNA MENTALITA' SENZA ODIO E DISCRIMINAZIONI

Nadia alla manifestazione di Milano
a cura di Nadia Pogliani

In molti in questo periodo si stanno domandando se il DDL Zan sia davvero necessario. Noi crediamo di sì per due motivi: è necessario dal punto di vista legislativo e dal punto di vista culturale.

Dal punto di vista legislativo i detrattori del DDL affermano che la legge contro le discriminazioni c’è già, ci si riferisce in particolare alla legge Mancino. Anche chi non è esperto in materia giuridica può  cercare la legge Mancino che all’articolo 1 recitata così: “è punito chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere atti di   discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Non bisogna essere dei giuristi per rendersi subito conto che questa legge è incompleta, il DDL Zan, infatti, interviene per sanare questa mancanza, il disegno di legge prevede quanto segue: “sono ag­giunte, in fine, le seguenti parole: oppure fondati sul sesso, sul genere, sull’orienta­mento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità”. Quindi come si può notare alla legge già in vigore si aggiungono quelle discriminanti basate sulle questioni legate alla sessualità, al genere e alla disabilità. Questo agli occhi di noi comuni cittadini può sembrare un dettaglio ma per un giudice che deve sanzionare un reato questo “dettaglio” è fondamentale.

Altra questione presente nel DDL Zan è la richiesta di stabilire una giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la tran­sfobia, al fine di promuovere la cultura del rispetto e dell’inclusione nonché di contra­stare i pregiudizi, le discriminazioni e le violenze motivati dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, in attuazione dei princìpi di eguaglianza e di pari dignità so­ciale sanciti dalla Costituzione. In occasione di tale giornata potranno essere organizzate cerimonie, in­contri e ogni altra iniziativa utile alla sensibilizzazione contro le discriminazioni legate all’orientamento sessuale, al genere o alla disabilità.

Le scuole, nel rispetto del piano triennale dell’offerta formativa e del patto educativo di corresponsa­bilità, nonché le altre amministrazioni pub­bliche provvedono a promuovere attività legate a queste tematiche.

Questa richiesta ha scatenato le critiche più feroci del mondo contrario al DDL e le motivazioni riportate sono tra le più assurde. Il timore sembrerebbe che parlando ai bambini di questioni legate alla sessualità e al genere si possa influenzare e/o si possa determinare in qualche modo l'orientamento sessuale o l’identità di genere, molti illustri psicologi a sentire queste stupidità si staranno rivoltando nella tomba.

Quindi ci sembra fondamentale anche dal punto di vista culturale la necessità di avere una legge che si occupi delle discriminazioni legate all’orientamento sessuale, al genere e alla disabilità perché ancora c'è molta strada da fare rispetto a queste tematiche e le cronache quotidianamente riportano episodi di violenza e discriminazione legate alla sfera della sessualità e del genere.

Pensiamo che se la scuola fosse formata ad affrontare e a sensibilizzare su certe tematiche probabilmente molti adolescenti e molti ragazzi/e  sarebbero più tutelati e potrebbero avere il coraggio di affrontare diversamente tutte le questioni legate al loro mondo interiore.

Chi è contro a questo disegno di legge in qualche modo nega che ci siano persone che abbiano un orientamento sessuale diverso da quello “della maggioranza” o che si sentano appartenere ad un genere diverso rispetto a quello di nascita, ecc. Ma queste persone invece ci sono, esistono. Sostenere il DDL Zan significa promuovere una legge che riconosca la libertà di ciascuno di noi ad essere come siamo e ad amare chi vogliamo senza doverci vergognare o nascondere, tutelandoci soprattutto dall'odio e dalla violenza, che ci possa permettere di vivere in una società più serena e libera. Per questo è necessario che il DDL Zan venga discusso anche in Senato per questo diciamo: #temposcaduto.



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