Care,
Cari
«Festeggiare
il 25 aprile - giorno anche di San Marco - significa celebrare il
ritorno dell’Italia alla libertà e alla democrazia, dopo vent’anni
di dittatura, di privazione delle libertà fondamentali, di
oppressione e di persecuzioni. Significa ricordare la fine di una
guerra ingiusta, tragicamente combattuta a fianco di Hitler. Una
guerra scatenata per affermare tirannide, volontà di dominio,
superiorità della razza, sterminio sistematico». Così il
presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha esordito nel suo
discorso al Teatro Da Ponte di Vittorio Veneto in occasione del 74mo
anniversario per la festa della Liberazione.
Vi scrivo iniziando con le
parole del nostro Presidente della Repubblica Italiana, perchè la
festa che celebriamo è innanzitutto una festa di Popolo e di Nazione
antifascista, antirazzista e democratica. Non dimentichiamolo. Non è
la festa individuale di ognuno di noi ma di un Popolo che ha lottato
e dopo le Guerre si è dato una Costituzione e ha costruito
un'identità Nazionale
E' eufemistico paragonare
il presente ad una guerra. Non c'è paragone, nell'oppressione,
nella carestia, nel sacrificio, nelle brutalità, nel razzismo
violento, nella tirannide vissuta nel ventennio fascista e negli anni
delle Guerre. Oggi conosciamo la Storia dalla lettura dei libri
perchè non c'è più la testimonianza diretta, ma rimane e rimarrà
il 25 aprile.
Facciamo festa per
comprendere e per non ricadere. Facciamo Festa per onorare chi ha
lottato per la liberazione e l'uguaglianza, per la solidarietà e per
la costruzione dello Stato Democratico. Facciamo Festa per caricarci
di nuove energie utili alla protezione e al mantenimento di un bene
che va custodito e alimentato giorno dopo giorno.
E' tanto il tempo
trascorso e nel 75esimo anniversario della liberazione, non è poca
cosa. Il tempo lo sappiamo stempera, affievola, dimentica ed è per
questo che ogni anno ricarichiamo le pile della passione civile e
democratica e ne ristabiliamo il senso.
L'Europa tra il 1914 e il
1945 precipitò in un abisso di barbarie: combattè due guerre
mondiali, minacciò le fondamenta stesse della sua civiltà e parve
testardemente incamminata sulla via dell'autodistruzione.
A noi aspetta oggi
ritrovare il senso e rilanciare l'Europa unita incanalando le
energie contro quelle sirene dei nazionalismi e dei populismi.
“Ciò che allora rese
possibile gettare le prime basi per la costruzione europea fu una
rivolta morale contro le guerre del Novecento, cui si uni
un'autentica passione civile.” Sarebbe da ingenui credere che il
rischio di guerre simili non esista più, anche se ora sembrano
premere altre pulsioni: immigrazione, insicurezze, lavoro, clima e
ora in piena emergenza covid19.
“Chi soffia sul fuoco di
questi sentimenti ha grande spazio. E si finisce così per
dimenticare che la costruzione europea è una potente fonte di
sicurezza e di pace per il domani.”
Ci aspetta una nuova
resistenza, e il 25 Aprile è qui a ricordarcelo per una sempre nuova
passione civile.
Buon 25 Aprile
Viva l'Europa Via
l'Italia.
Gianluigi Malerba
Segretario di circolo PD Seveso
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